La Pinacoteca e il valore incommensurabile della Cultura
C’è un solo modo per “cantare” l’apertura di un luogo destinato alla Cultura, quello di scrivere Cultura con la maiuscola, riprendendo un concetto già espresso in precedenza. Menéndez Pidal diceva: “Cultura, perché solo attraverso di essa si possono risolvere i problemi nei quali si dibatte oggi il popolo pieno di fede, ma privo di luce”. Questa frase, scritta nella Spagna del 1930, venne ripresa da un grandissimo poeta, Federico Garcia Lorca, per il discorso di inaugurazione della Biblioteca pubblica di Fonte Vaqueros, il suo paese natale, nel 1931. Ed è proprio sulla falsariga di quanto immensamente detto in quella occasione da Lorca, che vorremmo intervenire a proposito dell’apertura al pubblico della Pinacoteca d’Arte Contemporanea di Casoli di Atri. “Non di solo pane vive l’uomo — disse Lorca — io se avessi fame e mi trovassi invalido in mezzo alla strada, non chiederei un pane; chiederei mezzo pane e un libro. E da questo punto di vista io attacco violentemente coloro che parlano solo di rivendicazioni economiche, senza mai neppure nominare le rivendicazioni culturali reclamate a gran voce da ogni popolo (…) Io provo molta più compassione per un uomo che vuole sapere e non può, piuttosto che per un affamato. Poiché un affamato può facilmente placare la sua fame con un pezzo di pane o con un frutto, ma un uomo che ha fame di sapere e non ha la possibilità di soddisfarla soffre una terribile agonia, perché egli necessita di libri, molti libri (…)”. Proviamo per un momento a cambiare la parola “libro” in “dipinto o “scultura” e ci renderemmo conto che il discorso non cambierà, come i fattori o gli addendi della proprietà commutativa. Anzi, si rafforza perché spesso, la capacità evocativa di un’opera d’arte, per l’elemento della didascalicità che comprende, riesce a essere più immediata e fruibile, ad esempio, della poesia post moderna: “che tutti possano godere i frutti dello spirito umano – aggiunge Lorca – poiché il contrario significa trasformarli in macchine al servizio dello stato, significa trasformarli in schiavi di una terribile organizzazione sociale”. Come tutti i grandi poeti, anche Garcia Lorca porta con sé il dono della profezia, lo stesso riscontrabile, per molti versi, in Pier Paolo Pasolini. Avevano entrambi capito anticipatamente che una “forza sconosciuta” tendeva a omogeneizzare i popoli facendo scendere in basso il livello della loro specifica complessità culturale. Un popolo ignorante e continuamente indotto a crogiolarsi nella sua ignoranza, non si pone domande e soprattutto non ne fa. Lo spirito tende a banalizzare i fatti della Storia mentre Lei, baldanzosa, passa sopra a tutti, ignoranti e pseudo acculturati, e l’unico gioco vero resta quello del potere costituito. Siamo certi che fino a qualche anno fa, l’inaugurazione della Pinacoteca d’Arte Contemporanea di Gasoli di Atri, non avrebbe portato con sé alcun atto rivoluzionario, nessuna presa della Bastiglia. Oggi, invece sì, grazie alla forza espressa a chiare lettere dalle immagini che contiene, dalle storie che racconta, dalle poesie dipinte che ospita. Siamo convinti ormai da tempo, che per poetare non basti (occorra) solo andare a capo, così come per concepire un’opera d’arte che si possa definire tale, non basti (occorra) dipingere o, peggio, imbrattare una tela, prendere a martellate il marmo, usare la fiamma ossidrica per il ferro. Dietro ogni gesto, ogni lettera scritta o ogni pennellata poggiata sulla tela o ogni colpo di scalpello sulla roccia, ci deve essere un passato, un presente e possibilmente un futuro, quello che rende un lavoro un’opera d’arte. Ma non solo, dietro ogni pagina scritta ci sono, a seconda dei casi, lacrime, sangue, dolore ma anche gioia, fede, ottimismo, positività, ironia, gusto per il colore e la luce, estetica spinta all’eccesso o la sua totale abiura. Ogni risultato del pensiero umano è già di per sé apprezzabile, è segno di intelligenza e di una sensibilità non usuali, ma quello che trasforma il risultato in una eccellenza, è la capacità di emozionare, di far battere il cuore, brillare gli occhi, tenere occupatala mente. Tutte le opere della Pinacoteca raggiungono questo risultato, con il vantaggio che quello che si compie all’interno del luogo fisico che la ospita, è un bellissimo viaggio a tappe con destinazione ignota. “Contro i libri (le opere d’arte, nda) – diceva ancora Lorca – non valgono persecuzioni. Né gli eserciti né l’oro né le fiamme possono nulla contro di essi. Voi potete far sparire un’opera, ma non potete tagliare la testa a tutti coloro che se ne sono nutriti, perché sono troppi oppure, se sono pochi, non sapete dove sono”. Si capisce allora l’importanza che un’opera d’arte, al pari di un libro, riveste per quanto riguarda la conservazione della memoria, quanto sia importante per ogni essere umano nutrirsi di frasi e immagini che abbiano un senso. E da questo punto di vista, il ruolo degli artisti riveste un’importanza fondamentale, perché se è vero che rappresentano la parte più viva della nostra memoria, dall’altra ne sono l’evoluzione, gli unici che possono raccontare il mondo che è stato e quello che sarà; al presente provvederanno i cronisti. C’è da aggiungere che le opere presenti nella Pinacoteca d’Arte Contemporanea Casoli Pinta, sono tutti pezzi unici, che non si è fatto ricorso, come accade in altri contesti, ai multipli, sull’efficacia divulgativa dei quali manteniamo le nostre riserve e altrettante perplessità. Se infatti una tiratura. da 1/30 (facciamo un esempio), può essere considerata un valore assoluto, il discorso cambia quando diventa 1/300 o, come è successo in alcuni casi, 1/3000 perché, a questo punto, subentrano logiche altre, quelle legate al mercato e purtroppo al mercimonio. Non sempre, la. grande quantità, corrisponde ad altrettanta qualità e i profittatori sono sempre dietro l’angolo. Oggi è un momento di gioia e vorremmo chiudere questa introduzione usando, ancora una volta, le parole di Lorca che non ci denuncerà per plagio visto che citiamo la fonte. “Un saluto a tutti. Ai vivi e ai morti, visto che un paese è costituito sia dai vivi che dai morti. Ai vivi, per augurare loro felicità; ai morti per ricordarli con affetto, poiché rappresentano le tradizioni del paese, e perché in fondo noi siamo qui grazie a loro che la Pinacoteca in questo bellissimo paese, serva a far regnare la pace, l’inquietudine spirituale e l’allegria. E non dimenticate il sottile proverbio scritto da un critico francese del diciannovesimo secolo: dimmi cosa guardi e ti dirò chi sei. Ho detto”.
Massimo Consorti